28 maggio 2015

 
Di seguito potete leggere le risposte del prof. Daniele Rosellini ad alcune mie domande sugli OGM.
 

1) La possibilità di brevettare le piante OGM consente di essere proprietari di esseri viventi al punto di non permetterne l'utilizzo a chi non ha sufficienti risorse per pagare i diritti. Non pensi sia questo un grosso limite dell'uso degli OGM da parte delle aziende private soprattutto nei paesi poveri ? So che in taluni casi tali risorse vengono cedute gratuitamente agli agricoltori più indigenti ma è sempre così ?
 

E' un tema importante. Un tempo Monsanto faceva contratti che imponevano agli agricoltori di comprare il suo diserbante Roundup. Ora non piu'. La multinazionale incassa royalties sui suoi diritti di proprietà vendendo il seme. Nelle agricolture sviluppate ormai gli agricoltori non si rifanno quasi mai il seme in azienda, ma lo comprano ogni anno dalla ditta sementiera (migliore qualita' e purezza, trattamenti al seme...). Nei Paesi poveri in molti casi i semi sono liberamente utilizzabili dagli agricoltori di anno in anno. Le royalties rendono il seme OGM piu' costoso di quello tradizionale. Il Golden rice e' un caso in cui Syngenta ha rinunciato alle Royalties nei Paesi destinatari (sudest asiatico. In alcuni casi intervengono i governi, attraverso le organizzazioni agricole ("incentivati" dalle multinazionali) a sostenere l'uso di sementi GM.
In definitiva, molti agricoltori poveri usano OGM traendone generalmente vantaggio, soprattutto dalla tecnologia Bt di resistenza ai principali insetti fitofagi. Poter usare meno insetticidi migliora anche le condizioni di salute riducendo i casi di intossicazione (ci sono dati). Le royalties vengono riscosse anche sulle varieta' convenzionali, altrimenti non ci sarebbe piu' miglioramento genetico. Infatti gli enti pubblici sono sempre meno impegnati nella costituzione varietale, che è fatta da privati, ma si dedicano a ricerche piu' di base.

 
2) Quando si dice che il gene tal dei tali viene trasferito nel DNA di una pianta, per esempio utilizzando l'Agrobacterium, ci si riferisce ad un trasferimento talmente fine da inserire solo quel gene e null'altro ? Ho letto tempo fa che il trasferimento di geni non sarebbe così preciso come si lascia intendere, con il risultato di inserire nel DNA anche materiale indesiderato i cui effetti non sono noti né attesi.

Agrobacterium puo' trasferire anche porzioni del plasmide che contiene le sequenze da inserire (anche noi lo abbiamo dimostrato), ma questo non e' un problema, visto che le sequenze del plasmide sono fatte per esprimersi in un procariote e quindi non sono attive nella pianta. In ogni caso si fa uno screening che permette di individuare le piante che contengono sequenze indesiderate (circa il 10-15%) e queste vengono scartate. Di recente siamo diventati molto piu' precisi nell'intervento (gene targeting, site-specific gene integration...): tra pochi anni potremo stabilire a priori il sito genomico dove introdurre i geni. Oggi pero' questo non si puo' fare routinariamente: ci limitiamo a controllare a posteriori se i geni inseriti si comportano come previsto, scartando gli "eventi" in cui l'espressione non è sufficiente o ci siano cambiamenti indesiderati (poco frequenti, in realta').
 
3) Conosco il lavoro di Alberto Olivucci di Civiltà contadina, uno dei seed savers più noti in Italia, credo sia prezioso mantenere in vita e dare la possibilità di utilizzare le varietà non più commercializzate per la salvaguardia della biodiversità anche in agricoltura. Gli OGM credi che spazzeranno davvero via le antiche varietà e il loro patrimonio di geni e di storia ?
 

La perdita di diversità agraria si e' realizzata dagli anni del secondo dopoguerra e particolarmente negli anni 60-70. La diffusione delle varieta' moderne (molto prima degli OGM) ha fatto perdere parecchie di quelle "antiche" meno produttive in un'agricoltura piu' dotata di mezzi tecnici. Ci si e' accorti dell'erosione genetica negli anni '70 e oggi l'attivita' di conservazione e' molto intensa da parte di enti pubblici. Lo scopo piu' importante è conservare geni per esigenze future, piu' che conservare le varietà per coltivarle ancora.
Difficile il compito degli agricoltori custodi. La produttivita' scarsa e la suscettibilita' a malattie e stress di varieta' ormai superate rende poco economico coltivare le vecchie varietà per il mercato. Se si trova per loro un mercato di nicchia (presidi slow food...) allora possono essere coltivate, altrimenti e' una questione da amatori. Tutto bene, ma non si fa reddito.

4) Presto saremo 9 miliardi quindi avremo tante bocche in più da sfamare e non solo, non è possibile portare agli attuali livelli di sviluppo occidentali tutte queste persone, basta vedere cosa dice l'impronta ecologica su questo, occorre un nuovo modello da seguire non più basato sulla crescita a tutti i costi, la stessa agricoltura non può restare quella basata sulla massimizzazione delle rese, che imita tristemente l'ossessione dell'industria di massimizzare i profitti, occorre cambiare anche il proprio stile di vita, compreso quello alimentare, personalmente sono vegetariano da molti anni anche per motivi ecologici.
Gli OGM secondo te sono l'ultimo frutto dell'agricoltura industriale o uno dei primi segni di un forte cambiamento di rotta ?
 

Concordo con te sull'esigenza di fare agricoltura in modo piu' sostenibile. Senza dimenticare le rese, altrimenti i 10 miliardi saranno nei guai, visto che non e' il caso di mettere a coltura le residue foreste tropicali.
Gli OGM oggi sul mercato rispondono solo in parte a queste esigenze: la tecnologie migliore è la resistenza a insetti, con diminuzione di impiego di insetticidi (migliaia di tonnellate!). La resistenza a diserbanti è molto utile agli agricoltori, meno alla collettività. Soia e mais GM vanno prevalentemente nei mangimi e questo non è il massimo (il cotone invece va dappertutto, compresi gli ospedali).
Ma ci sono tantissimi casi di ricerche e di prototipi di piante modificate con geni per resistenza a terreni acidi o salini (milioni di ettari nel mondo) piu' resistenti alla siccità, meno esigenti in fertilizzanti, arricchite dal punto di vista nutrizionale. Non bisogna bloccare queste ricerche, condotte spesso da enti pubblici, facendo di tutte l'erbe un fascio. Molti credono che siccome le tecnologie sono prevalentemente in mano alle multinazionali allora sono malvagie: non e' cosi', anzi gia' danno (magari fuori dall'Europa, che ha un atteggiamento "prudente") un contributo a sfamare i 10 miliardi.
E comunque sono del tutto d'accordo con te che gli stili di vita dell'occidente dovrebbero cambiare: meno carne, meno bioetanolo (che pero' e' politically correct), meno energia da biomasse.

Seguono alcuni link che mi sono stati suggeriti dal prof. Rosellini sull'argomento

http://goo.gl/QPXBI4
http://goo.gl/mgECEI 

http://71013.seu1.cleverreach.com/c/14350819/d055b1592146-noag4u