17.4.20 La casa editrice Altreconomia pubblica un piccolo libro, "Le dieci lezioni del Coronavirus", che spazia dai cambiamenti climatici all'economia, dalla sanità pubblica alle forme di cittadinanza. Prova insomma a ragionare del futuro.

 

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10.4.20 Il movimento ambientalista Extinction Rebellion ha mandato in onda una imperdibile conferenza di Guido Viale su quello che ci aspetterà una volta ridotta l'emergenza virus, è davvero ingenuo e pericoloso credere di poter tornare a vivere come prima del virus, questi mesi ci danno la grande opportunità di pensare a perché e come cambiare radicalmente il nostro stile di vita, occorre una profonda conversione ecologica ed energetica a tutti i livelli, non dimentichiamoci che siamo in piena emergenza climatica ed ambientale da tempo.

 

Ascolta e scarica qui l'audio (53 MB; file mp3; durata 1h 50')

 

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5.4.20 Il prof. Vincenzo Balzani, dell'Università di Bologna, scrive un articolo molto interessante, che fa riflettere e indica la direzione da seguire, da subito!

 

Un provvidenziale ultimo avviso.

Più che aver paura del corona virus, oggi dobbiamo avere paura che cessata l’emergenza sanitaria si torni alla situazione di prima

 

Contributo di Vincenzo Balzani

 

 

In una famosa fotografia, scattata dall’astronauta della NASA William Anders il 24 dicembre 1968 durante la missione Apollo 8, si ammira lo straordinario spettacolo del sorgere della Terra visto dalla Luna. Contemplando la scena che stava fotografando, Anders disse: «We came all this way to explore the Moon, and the most important thing is that we discovered the Earth». Da questa e altre simili foto della Terra prese da lontano ci si rende conto di quale sia la nostra situazione: viaggiamo nell’infinità dell’universo su un’astronave. Un’astronave che non potrà mai “atterrare” da nessuna parte, non potrà mai attraccare a nessun porto per caricare risorse o scaricare rifiuti. Le risorse su cui possono contare i quasi otto miliardi di passeggeri sono i materiali che costituiscono l’astronave e la luce del Sole.

Da qualche mese sull’astronave Terra è in circolazione un virus pericoloso e molto contagioso, il Covid-19. In attesa di combatterlo con un vaccino, ci difendiamo alla meglio con l’odiosa arma del distanziamento sociale. Secondo gli scienziati il virus è passato da animali selvatici all’uomo a causa di uno o più dei seguenti errori nel nostro rapporto con la Natura: esagerato uso delle risorse, degradazione dell’ambiente, cambiamento climatico, crescente consumo di prodotti animali, esagerata  antropizzazione del suolo, perdita di biodiversità e ricerca di cibo selvatico da parte delle popolazioni più povere. I virus sono in qualche modo “profughi” della distruzione ambientale causata dalla nostra aggressività. Stavano bene nelle foreste e nei corpi di alcuni animali, gli abbiamo offerto l’occasione di moltiplicarsi.

Molti fra i cittadini dei ricchi paesi dell’Occidente sono preoccupati per la crisi sanitaria, ma sembra non si siano mai accorti delle crisi ecologica e sociale. Sono terrorizzati da qualche decina di migliaia di morti causati dal virus nel mondo, ma forse non sanno che a causa dall’inquinamento atmosferico ogni anno muoiono circa un milione di persone in Cina, 650.000 nell’Unione Europea e 80.000 nella sola Italia.

Già da parecchi anni gli scienziati ammoniscono che non stiamo custodendo il pianeta e i sociologi avvertono che le enormi disuguaglianze economiche e sociali stanno diventando insostenibili. Il vigente modello di sviluppo, il consumismo, basato sull’usa e getta, ha instaurato una cultura dello scarto che porta al degrado ambientale e si estende alla vita delle persone. Nell’enciclica Laudato si’ qualche anno fa papa Francesco aveva scritto

Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale che va affrontata con una visione unitaria dei problemi  ecologici ed economici.

E nella benedizione Urbi et orbi impartita il 18 marzo nella spettrale Piazza San Pietro deserta il papa ha aggiunto: “Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sani in un mondo malato”.

Stiamo vivendo, dunque, uno dei peggiori periodi della nostra storia, attanagliati da una crisi che ha tre aspetti fra loro intrecciati: ecologico, sociale e sanitario. Ma non dobbiamo perderci d’animo: la storia stessa insegna che ogni crisi offre l’opportunità di un cambiamento verso una situazione migliore. Poiché l’astronave Terra è l’unico luogo dove possiamo vivere, non possiamo farci sfuggire questa occasione. Dobbiamo vedere nel Covid-19 un provvidenziale ultimo avviso. Più che aver paura del virus, oggi dobbiamo avere paura che cessata l’emergenza sanitaria si torni alla insostenibile situazione di prima. Tutti dobbiamo adoperarci perché ciò non accada.

Perché il cambiamento avvenga nella direzione giusta, per prima cosa dobbiamo far capire a politici e economisti che una crescita illimitata è impossibile. Non possiamo pretendere che il pianeta Terra si adatti alla nostra megalomania; dobbiamo essere noi ad adattarci alla sua realtà. L’unico obiettivo che forse possiamo raggiungere, non senza difficoltà, è quello della sostenibilità: cioè vivere lasciando un pianeta vivibile anche per le prossime generazioni.

Perché ciò accada dovremo utilizzare in modo più saggio le limitate risorse dell’astronave Terra e sfruttare il più possibile l’abbondante energia che ci viene dal Sole. Dovremo diminuire l’estrazione di materiali dalla Terra (92 miliardi di tonnellate all’anno, pari a 35 kg al giorno per ciascuno degli abitanti del pianeta) e abbandonare l’uso dei combustibili fossili per abbattere l’inquinamento atmosferico e ancor più le emissioni di CO2 (37 miliardi di ton all’anno), il gas serra che provoca il cambiamento climatico.

 

 

Dovremo sostituire i motori a combustione con motori elettrici alimentati dall’energia del Sole. La scarsità delle risorse non ci permetterà più di possedere le “macchine” che utilizziamo (ad esempio, l’automobile); dovremo accontentarci di usare “macchine” condivise. Dovremo capire bene cosa ci serve e cosa non ci serve. Se ci avessimo pensato prima, ad esempio, non avremmo speso 14 miliardi per gli F-35 (aerei da guerra che, per fortuna, non useremo mai), ma avremmo investito questo denaro nella sanità e nell’istruzione.

Più in generale, dovremo sostituire il verbo consumare col verbo risparmiare. Per ridurre i consumi, studi scientifici dimostrano che non serve molto “agire sulle cose”, cioè aumentare il rendimento dei processi di produzione e l’efficienza dei vari tipi di macchine che usiamo; bisogna “agire sulle persone”, sollecitarle cioè a praticare stili di vita ispirati alla sobrietà.

C’è ancora parecchio da fare, ma sappiamo bene quale è la strada per raggiungere la sostenibilità ecologica. Siamo invece molto lontani dall’obiettivo della sostenibilità sociale che richiede, anzitutto, una ridistribuzione della ricchezza. Non può esserci sostenibilità sociale in un mondo dove i duemila più ricchi posseggono più di 4,6 miliardi di persone e neppure un paese come l’Italia dove l’1% più ricco possiede quanto il 70% della popolazione. Non può esserci sostenibilità sociale se, come scrive papa Francesco nell’enciclica Laudato si’:

non ci accorgiamo più che alcuni si trascinano in una miseria degradante, mentre altri non sanno nemmeno che farsene di ciò che possiedono.

Dobbiamo fare in modo che la pandemia del Covid-19, dalla quale stiamo faticosamente uscendo, porti in primo piano il problema della sostenibilità. Sarà necessario utilizzare con cura le risorse del pianeta e l’energia del Sole e anche sviluppare la scienza e la tecnologia nelle direzioni opportune. Ma sarà ancor più importante sfruttare le nostre preziose fonti di energia spirituale: saggezza, creatività, responsabilità, collaborazione, amicizia, sobrietà e solidarietà. Quando avremo fatto tutto questo, ricorderemo questa pandemia come una salutare lezione impartitaci dalla Natura.

tratto dal sito http://www.parliamoneora.it/2020/04/05/un-provvidenziale-ultimo-avviso-piu-che-aver-paura-del-corona-virus-oggi-dobbiamo-avere-paura-che-cessata-lemergenza-sanitaria-si-torni-alla-situazione-di-prima-2/

 


 

5.4.2020 Pandemie. Il pericolo principale è pensare al Coronavirus come un fenomeno isolato, senza storia, senza contesto sociale, economico o culturale. Non c’è normalità alla quale ritornare quando quello che abbiamo reso normale ieri ci ha condotto a quel che oggi abbiamo. Il problema che affrontiamo non è solo il capitalismo in sé, ma anche il capitalismo in me.

Nota del traduttore

Quello che segue è l’articolo più intelligente, o uno dei migliori, che abbia letto sul Covid-19. Perciò ho fatto la fatica di tradurlo dallo spagnolo.

L’autore è Ángel Luis Lara, sceneggiatore e studioso di cinema il quale, evidentemente forzato a casa, si è messo a studiare la situazione. Ho conosciuto Ángel nel 2009 a San Cristóbal, in Chiapas, a un incontro promosso dall’Esercito zapatista di liberazione nazionale (Ezln) e chiamato “La digna rabia”, a cui lui, io e molti altri intellettuali e militanti erano stati invitati dagli zapatisti e dove ciascuno ha tenuto una sua “ponencia”, intervento, di fronte a migliaio di indigeni, messicani e gente venuta da ovunque e sedendo a fianco dei comandanti dell’Ezln e al subcomandante Marcos (oggi Galeano).

Per Ángel fu facile, parlare in spagnolo, lui è di Madrid, per me fu piuttosto terrorizzante. E comunque Ángel mi colpì per la sua intelligenza, arguzia, agilità nel saltare da una corrente culturale a un’altra: ero piuttosto invidioso.

Ora ho trovato questo articolo nello spazio che El Diario, quotidiano on line indipendente in Spagna, offre a Amador Fernandez-Savater, altro piuttosto giovane osservatore della società ai tempi del neoliberismo decadente, per lo meno dai tempi degli Indignados, e che cerco sempre di leggere per non sentirmi troppo stupido o tradizionalista.

L’articolo di Ángel Luis Lara è molto lungo, cioè inadatto a Facebook, dove hanno molto più successo invettive, epigrammi, slogan e foto di famiglia. Ma siccome da ragazzo leggevo molto Gramsci, mi è rimasta la convinzione che, come diceva all’ingrosso lui, lo studio è una faticosa assuefazione. Tanto più se si tratta di un fenomeno come la fine del mondo, o giù di lì, causata da un virus sconosciuto (uno dei tanti, in verità, solo che questo è peggiore). Perciò a volerci capire qualcosa e a immaginare cosa fare per venirne fuori, oltre a prendersela con i governanti per le loro stupidaggini o crimini, bisogna approfondire.

Traducendolo ho capito molte più cose, e questo è già un bel guadagno. Ecco l’articolo.

Pierluigi Sullo

 

https://ilmanifesto.it/covid-19-non-torniamo-alla-normalita-la-normalita-e-il-problema/

 

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